Una delle voci artistiche più interessanti e insolite del cinema contemporaneo internazionale è sicuramente quella del regista greco Yorgos Lanthimos, che negli ultimi anni ha sfidato le aspettative del suo pubblico con film più simbolici ed ermetici (Kynodontas, Alps e The Killing of a Sacred Deer) o con lungometraggi grotteschi e dall’ironia tagliente (The Lobster, The Favourite).
Si tratta di uno dei nomi che al momento si trovano sicuramente sotto i riflettori del mondo dello spettacolo, grazie anche al suo ultimo lavoro, The Favourite, il period-drama apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico, di cui trovate un’ampia sezione nel sito Intrattenimento.eu, che si è aggiudicato diversi premi e numerose nomination, non ultime quelle illustri degli Academy.
Con una sfrontatezza algida che a tratti ricorda il cinema scandinavo, specialmente quello provocatorio di Lars von Trier, il regista greco si è dimostrato in grado di tessere dei film particolarmente complessi e ponderati grazie alla collaborazione della penna di Efthymis Filippou, suo abituale co-sceneggiatore. Con i primi due film che l’hanno fatto conoscere all’interno del panorama cinematografico mondiale – Kynodontas è nominato agli Oscar nel 2011 dopo essere stato presentato a Cannes nella sezione Un certain regard e Alps viene premiato alla 68° Mostra del cinema di Venezia con la migliore sceneggiatura – ha solcato tematiche disturbanti, coniugandole con un surrealismo che a molti potrebbe far ricordare quello di Bunuel, mantenendo sempre un’eleganza estetica davvero ammirevole, mai compromessa da uno humor inaspettato e spiazzante, specialmente sulla natura e la ricerca delle relazioni umane.
È con questi elementi sempre presenti nei suoi lavori che Lanthimos realizza The Lobster nel 2015, creando una storia dall’atmosfera grottesca, con dei personaggi-vittime di un mondo paradossale e spietato ed in balia di forze e dinamiche che essi cercano goffamente di contrastare.
Quel senso dell’umorismo velato, tagliente e molto amaro viene abbandonato completamente nel lavoro successivo, The Killing of a Sacred Deer, un lavoro ermetico, di una bellezza percepibile solo attraverso un approfondimento accurato dei dettagli che compongono l’opera. Dai dialoghi alla colonna sonora, dallo svolgimento della trama alle tematiche altamente perturbanti e in parte anche sfuggenti, si tratta di un’opera di grande qualità e che molto deve alla tragedia antica, dalla quale riprende direttamente la potenza suggestiva della problematica della colpa e delle sue ripercussioni.
Con The Favourite, invece, si può dire che il regista greco tira le fila del suo lavoro cinematografico. Con una trama apparentemente più aerea e accessibile ad un pubblico più ampio senza troppe difficoltà, egli muove una durissima critica alla natura delle dinamiche politiche, così sensibili a fattori che con la politica hanno ben poco a che fare. In una spietata contesa delle attenzioni della regina, la posta in gioco più alta, le sorti del paese in guerra, delle vite di molte persone, sono in mano a delle persone spietate e crudeli che si preoccupano quasi esclusivamente dei loro rapporti interpersonali e che bramano il potere offerto dalla possibilità di entrare nelle grazie della regina.
Quel che è sicuro è che con questi cinque film Yorgos Lanthimos non ha smesso di stupire il suo pubblico, rendendolo curioso di sapere fino a quali confini egli spingerà i personaggi nel suo prossimo film.